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capitolo vi 135


misero corpo, futuro esemplo di tutti li dolori, perché all’ultimo disio m’hai impedita? Ora non sai tu ch’egli mi sarebbe maggior grazia comandarmi la morte che da quella difendermi? Lascia la misera impresa da me adempiere, e me di me a mio senno lascia fare, se cosí m’ami come io credo; e se cosí se’ pietosa come dimostri, adopera la tua pietá in salvare la dubbia fama, che dopo me di me rimarrá, però che in questo in che tu ora m’impedisci, la tua fatica fia vana. Credimi tu potere tôrre gli aguti ferri, nelle punte de’ quali consiste il mio disio, o li dolenti lacci, o le mortali erbe o il fuoco? Che profitto adopera questa tua cura? Prolunga un poco la dolorosa vita, e forse alla morte, che ora senza infamia mi veniva, indugiata, aggiungerá vergogna. Tu, o misera, non la mi potrai per guardia tôrre, però che la morte è in ogni luogo, e consiste in tutte le cose, ed eziandio ne’ vitali argomenti fu giá trovata: dunque, lasciami morire prima che piú divenendo dolente che io mi sia, con piú feroce animo la domandi. —

Io, mentre che queste parole miseramente diceva, non teneva le mie mani in riposo, ma ora questa ora quella serva rabbiosamente pigliando, a quale levate le treccie tutta la testa pelava, e a quale ficcando le unghie nel viso, miseramente graffiandola, la faceva filare sangue, e ad alcuna mi ricorda che io tutti i poveri vestimenti in dosso le squarciai. Ma oimè! che né la vecchia balia né le lacerate serve ad alcuna cosa mi rispondevano, anzi piangendo in me usavano pietoso uficio. Io allora piú mi sforzava vincerle con parole, ma nulla valeano; per che con romore a gridare cominciai:

«O mani inique e possenti ad ogni male, voi ornatrici della mia bellezza foste gran cagione di farmi tale che io fossi disiderata da colui il quale io piú amo: dunque, poiché male del vostro uficio m’è seguito, in guiderdone di ciò ora l’empia crudeltá usate nel vostro corpo, laceratelo, apritelo, e quindi la crudele anima e inespugnabile ne traete con molto sangue. Tirate fuori il cuore ferito dal cieco Amore; e poiché tolti vi sono i ferri, lui con le vostre unghie, sí come di tutti i vostri mali cagione principale, senza alcuna pietá laniate».