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capitolo vi 131


altro piú fiero animale, né ha cuore di diamante o d’acciaio, che egli a quelli non sia pietoso e pieghevole; ma se pure da pietá non fia vinto, vivendo tu, allora di morire piú licito ti sará. Tu hai oltre ad uno anno senza lui sostenuta la trista vita; bene la puoi ancora sostenere oltre ad uno altro. In niuno tempo falla la morte a chi la vuole. Ella fia cosí presta, e molto meglio allora che non è ora; e potraine andare con isperanza che egli alcuna lagrima, quantunque nemico e crudele sia, porgerá alla tua morte. Ritira adunque indietro il troppo subito consiglio, però che chi di consigliare s’affretta, si studia di pentère. Questo che tu vuoi fare, non è cosa che pentimento ne possa seguire, e, se egli pur ne seguisse, da poterlo indietro tornare».

Cosí da queste cose l’anima occupata, il proponimento subito lungamente in libra tenne; ma stimolandomi Megera con aspre doglie, vinsi di seguire il proposto, e tacitamente pensai di mandarlo ad effetto; e con benigne parole alla mia balia, che giá tacea, nel tristo viso mostrai infinto conforto, alla quale, acciò che quindi si dipartisse, dissi:

— Ecco, carissima madre, li tuoi parlari verissimi con utile frutto luogo nel petto mio hanno trovato, ma acciò che ’1 cieco furore esca della pazza anima, alquanto di qui ti cessa, e me di dormire disiderosa al sonno lascia. —

Ella sagacissima, e quasi de’ miei intendimenti indovina, il mio dormire loda, e da me dilungatasi alquanto per lo ricevuto comandamento, della camera uscire non volle in niuno modo. Ma io, per non farla del mio intendimento sospetta, oltre al mio piacere sostenni la sua dimora, immaginando che, dopo alquanto, quieta veggendomi, si dovesse partire. Fingo adunque con riposo tacito il pensato inganno, nel quale, benché di fuori niuna cosa appaia, cosí nell’ore le quali a me ultime doveano essere pensava, fra me dogliosa dicea cotali parole:

«O misera Fiammetta, o piú che altra dolorosissima donna, ecco che ’l tuo ultimo di è venuto! oggi, poi che dall’alto palagio ti sarai gittata in terra, e l’anima avrá lasciato il rotto