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122 l'elegia di madonna fiammetta


con viso turbato e minaccevole! Oh con quanta villania i vostri falli riprenderei! E poi che te e lui delle commesse colpe vergognosi avessi renduti, senza alcuno freno o indugio procederei alla vendetta, e li tuoi capelli con le proprie mani pigliandoli e laniandoli forte, te ora qua e ora lá tirando per quelli, davanti al perfido amante sazierei le mie ire, e con essi tutti li vestimenti ti straccerei. Né questo mi basterebbe, anzi, con tagliente unghia il viso piaciuto agli occhi falsi arerei in molte parti, lasciando eterni segnali in quello delle mie vendette; e il misero corpo tutto con li bramosi denti lacererei, il quale poi lasciando a colui che ora ti lusinga a medicare, lieta ricercherei le triste case».

Mentre che io queste parole dico, con gli occhi sfavillanti e co’ denti serrati, e con le pugna strette, quasi a’ fatti fossi, dimoro, e pare che parte della disiata vendetta mi rechino; ma la vecchia balia quasi piangendo mi dice:

— O figliuola, poscia che tu conosci la fiera tirannia dello iddio che ti molesta, tempera te medesima, e li tuoi pianti raffrena; e se la debita pietá di te stessa a ciò non ti muove, muovati il tuo onore, al quale nuova vergogna d’antica colpa potrebbe nascere di leggieri; o almeno taci, non forse il tuo marito senta le triste cose, e per doppia cagione meritevolmente si dolga del fallo tuo. —

Allora al ricordato sposo pensando, da nuova pietá mossa, piú forte piango, e nell’anima volgendo la rotta fede, e le male servate leggi, cosí dico alla mia balia:

— O fidissima compagna delle nostre fatiche, di poco si può dolere il mio marito. Colui che fu del nostro peccato cagione, di quello è stato agrissimo purgatore; io ho ricevuto e ricevo secondo i meriti il guiderdone. Niuna pena mi poteva il marito dare maggiore, che quella che m’ha porta l’amante: sola la morte, se la morte è penosa come si dice, mi puote il marito per pena accrescere. Venga adunque, e déalami: ella non mi fia pena, anzi diletto, però che io la disidero, e piú dalla sua mano, che dalla mia mi fia graziosa. Se egli non la mi dá, o ella da sé non viene, il mio inge-