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110 l'elegia di madonna fiammetta


Mentre che egli queste parole da me ascoltato diceva, io d’una angoscia uscita, ed entrata in un’altra molto maggiore, da ira subita stimolata e da dolore, cosí il tristo cuore si cominciò a dibattere, come le preste ali di Progne, qualora vola piú forte, battono i bianchi lati; e li paurosi spiriti non altramente mi cominciarono per ogni parte a tremare, che faccia il mare da sottile vento ristretto nella sua superficie minutamente, o li pieghevoli giunchi lievemente mossi dall’aura; e cominciai a sentire le forze fuggirsi via. Per che quindi, come piú acconciamente potei, nella mia camera mi ricolsi.

Partita adunque dalla presenza d’ogni uomo, non prima sola in quella pervenni, che per gli occhi non altramente che vena che pregna sgorghi nell’umide valli, amare lagrime cominciai a versare, e appena le voci ritenni degli alti guai, e sopra al misero letto de’ nostri amori testimonio, volendo dire «O Panfilo, perché m’hai tradita?», mi gittai, ovvero piuttosto caddi supina, e nel mezzo della loro via furono rotte le mie parole, si subito alla lingua e agli altri membri furono le forze tolte; e quasi morta, anzi morta da alcune creduta, quivi per lunghissimo spazio fui guardata; né valse a farmi tornare la vita errante ne’ suoi luoghi di fisico alcuno argomento.

Ma poi che la trista anima, la quale piangendo piú volte li miseri spiriti aveva per partirsi abbracciati, pure si rifermò nell’angoscioso corpo, e le sue forze rivocate di fuori sparse, agli occhi miei ritornò il perduto lume; e alzando la testa, sopra me vidi piú donne, le quali con pietoso servigio piangendo, con preziosi liquori m’aveano tutta bagnata; e piú altri strumenti vidi atti a cose varie a me vicini: onde io de’ pianti delle donne e delle cose ebbi non picciola maraviglia; e poi che il potere parlare mi fu conceduto, qual fosse la cagione di quelle cose esser quivi addimandai; ma alla mia dimanda rispose una di loro, e disse:

— Per ciò qui quelle cose erano venute, per fare in te la smarrita anima ritornare. —