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le vigne. Vi è però qui sempre una grave difficoltà, e sta nel dare al terreno un ben inteso e conveniente scolo alle acque. Non essendomi dato insegnarvi ciò, in questo breve manuale, poichè entrando in una materia tutta speciale mi dilungherei soverchiamente, farete molto bene chiedere sul da farsi consigli a chi teoricamente e praticamente è capace del governo delle acque; e se non potete trovare persona adatta, abbiate un po’ di pazienza, e studiate sul proposito una delle ultime lezioni del sommo Cosimo Ridolfi, ove tratta sul governo delle acque secondo il metodo pratico lodatissimo del suo Fattore Testaferrata.

24. — Fuggite le valli ristrette e profonde ove il sole tarda a vedersi, e le cime dei colli troppo esposte ai venti. Se il terreno è leggiero, lavoratelo a 50 centimetri. Se è forte e tenace, fatevi uno scassato profondo quasi un metro. Il suolo deve essere tutto smosso, e tal lavoro si fa o con due fitte di vanga ed una terza morta, o con piccone se il terreno è veramente consistente. Quando poi il terreno è bastantemente leggiero lavoratelo con due aratri uno dopo l’altro, di cui il secondo, senza orecchio, sia seguìto da uomini che traggono alla superficie il suolo vergine: il che dicesi travagliare.

Nel caso si adoperi il piccone, occorre per ogni mille metri di superficie (pertica o tavola censuaria) una spesa di circa L. 75, se vien fatto con la vanga L. 40, e solo L. 20 con l’aratro.

25. — I sassi rinvenuti nel rivoltare la terra