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sime cose, ha reso alcun poco voluminoso lo scritto per la corta erudizione dell’uomo di campagna, il quale sovente non ha nè tempo nè volontà di preferire lo studio ai lavori campestri. E mi faccio ardito pronunciare questo giudizio, perchè mi sembra che lo stesso autore lo confessi quando di tratto in tratto vede la necessità di riepilogare le sue idee per dedurne dei brevi ricordi.

Se non potrà destare un nobile sentimento di orgoglio in quel chiaro scrittore la predilezione che sente per lui un oscuro ed inesperto viticoltore quale io mi ritengo, voglio però lusingarmi che dal suo animo generoso troverò indulgenza e perdono, se parlando delle vigne latine colle modificazioni introdottevi dalla scienza e dall’esperienza, non solo prendo senza riguardo come miei i suoi precetti e le sue idee, ma perfino ne usurpo il dettato.

Ed altra scusa non trovo al mio ardire che, avendovi ravvisata tanta chiarezza e laconismo di linguaggio, non avrei potuto trovar parole più adatte per vestire con altrettanta chiarezza quelle istesse idee e quegli stessi precetti.

Con la presente pubblicazione io non intendo fare che un breve e facile Manuale teorico-pratico per la coltivazione delle vigne, avente ciascuna un unico tipo per un’unica disposizione e sistemazione, adatte alle nostre colline, ed a quelle alle quali possono convenire per omogeneità di terreno, giacitura e clima.

Il Manuale ho cercato di adattarlo alla portata di tutte le intelligenze, usando semplici aforismi in luogo di lunghe argomentazioni, riconoscendo per esperienza che non sono gli accademici ed i cattedratici, i quali possono