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Con estrema diffidenza osiam proporre una spiegazione di questo fenomeno, e diremo, se cosi possiamo esprimerci, che la strategia, come tutto cip eh’ è generale nello scibile, si rivela piú facilmente al genio, qualunque sia lo stato della societá, mentre che la tattica, piú metodica e piú artistica, ha bisogno di piú condizioni prese nello stato generale della societá per fissarsi. Osiam ancor dire che in un’epoca poco inoltrata in civiltá si ritrovano uomini superiori che giungono con la forza del loro genio a penetrare le grandi leggi della natura, ma non a ridurle a metodo. I filosofi sono piú antichi della filosofia, i gran poeti della poetica ed i legislatori dei giureconsulti, come i capitani degl’ispettori. Del resto abbiamo veduto dall’incertezza degli ordini che produceva quella delle armi, che tattica non ve n’era, e non ostante accurate ricerche, noi non possiamo citare nelle battaglie di quell’epoca nessuna di quelle finezze dell’arte che restano modelli in tutt’ i tempi per gl’imitatori illuminati (^), come osservammo per le operazioni generali tra le quali citammo la guerra del gran capitano Gonsalvo di Cordova sulle rive del Garigliano.

Per la fortificazione e la guerra di assedio noi facemmo notare nel precedente discorso che l’Italia, essendo molto innanzi nella civiltá e coltivando tutte le scienze esatte, base della civile architettura e dell’idraulica, doveva naturalmente essere la prima ad applicarla all’arte milirare. Infatti il Tartaglia di Brescia, il Lanteri, il Zanca, il Cataneo ed il Castrioto, e tutta la scuola celebre d’ingegneri militari che si riassume nel De Marchi, avevano esposto in teoriche chiare e

(i) In eflfetto tutte le battaglie si riducevano piú o meno ad un urto in ordine parallelo; la vittoria, il piú sovente riportata sopra un’ala, dava per risultamento il disordine che il vincitore subiva egli stesso per abbandonarsi ad inseguire il nemico: da ciò risultava che l’ala di questo che si era conservata piú intatta ne profittava per piombare sopra i suoi avversari rimasti cosi isolati, e colui che si credea vincitore al primo periodo si trovava vinto nel secondo. Allora come anche oggidí la vittoria restava a chi conservava le ultime truppe ordinate; con la differenza che ciò che allora il caso operava, oggidí costituisce l’arte dell’impiego delle riserve, che è il punto culminante della gran tattica e che caratterizza i generali di battaglia.