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DISCORSO SETTIMO I39

se ne allontanò operando per distaccamento, come a Maxen e Landshut, ne fu severamente punito. Se la strategia die spiegazione dei risultamenti ottenuti nella lotta ineguale della guerra de’ sette anni, applicata piú in grande giustificherá piú vasti risultamenti. Neil’ enumerare la proprietá della strategia considerata siccome scienza abbiamo indicata l’importanza che le fortificazioni acquistavano nel sistema generale della guerra. La superficie del suolo essendo geograficamente divisa in una serie di parti che costituivano i diversi teatri di guerra, e per operare offensivamente o difensivamente su di essi essendovi necessitá di una base, cioè di un numero di punti fortificati ove riporsi tutto il materiale di guerra e tutti gli approvvisionamenti per la sussistenza dell’esercito che operava, avvenne che la fortificazione acquistasse uno sviluppo maggiore e non si limitasse alla difesa parziale di ogni recinto fortificato, ma entrasse nelle vaste combinazioni di tutte le militari operazioni del pari che di tutti i grandi accidenti di terreno, ai quali dovea supplire quando mancavano e accrescerne il valore quando esistevano. Per il che si sentiva sempre piú il bisogno d’ impadronirsi delle grandi comunicazioni, dei gran passaggi dei monti o dei fiumi; e tutto ciò dovea avere per ultima conseguenza il non costruire le piazze di guerra che nei punti strategici (i), riconosciuti per tali dal calcolo scientifico e dall’esperienza delle guerre giá combattute su quel teatro. Considerate le fortificazioni sotto questo punto di vista generale, ci resta a determinare lo stato della scienza nelle sue relazioni colla guerra di assedio e determinare se in questo periodo

(i) Un punto strategico altro non è che una posizione che il nemico dee forzare, mentre se vuole oltrepassarla, colui che l’occupa può minacciare con movimenti piú corti le sue comunicazioni senza esporre le proprie. Da questa proprietá dei punti strategici è derivata l’idea enunciata di renderli forti per conservarli, anche quando l’esercito che gli occupava ne usciva per momentaneamente operare. L’arciduca Carlo nella stia sapiente opera sulla strategia ha luminosamente esposta questa teoria; Jomini, Pelet e tutti gli autori piú rinomati dell’epoca hanno su ciò insistito. Ne parleremo piú ampiamente nel nostro ottavo discorso. Ricordiamo poi che il soggetto medesimo è stato trattato dal commendatore Afan de Ri vera nella sua riputata opera intitolata: Delle relazioni delle fortificazioni con la guerra. È da notarsi ancora l’opera del Burcet sulla riconoscenza delle Alpi come una pruova dell’importanza e del progresso della geografia militare.