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uando arrivai sulla soglia del mio salottino mi passai una mano sulla fronte. Non mi pareva vero d’essere arrivata finalmente là; mi pareva un gran pezzo ch’ero assente da casa mia, che non vivevo la mia vita tranquilla e felice.
Filippo era seduto nella mia poltroncina rossa colla Revue fra le mani: si alzò serio e compassato, ma poi mi guardò, spalancò gli occhi e aperse le braccia. Io mi vi buttai singhiozzando.
— «Finalmente!» disse.
— «Ringrazia Iddio che ti sei svegliata in tempo... domani sarebbe stato troppo tardi...
— «Povera figliola! hai avuto il tuo momento di vertigine anche tu, forte e ragionevole. Era forse necessario; hai fatto la tua esperienza.»