Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 75 — |
Si arrivò sul ponte del passaggio Principe Umberto: nessuno parlava; poco lontano scalpitavano i nostri cavalli: gli omnibus e le vetture passavano rumorosamente sotto di noi e nella stazione fischiavano e sbuffavano le locomotive. Tutto questo mi rimbombava nella testa dolorosamente.
Carletto si appoggiò alla sbarra del ponte, e mise una mano sulla mia perchè non la ritirassi; poi rivolse il viso verso di me, ch’ero rimasta ritta e immobile accanto a lui.
I suoi occhi pieni d’amore si fissarono nella mia pupilla ardente.
Oh, no, no! non volevo guardarlo, non volevo essere guardata a quel modo! Mi parve di veder rizzarsi accanto a noi, cogli occhi neri e cupi la povera Clara, e mi sfuggì un grido d’angoscia.
— «Carletto, no no! ti odio!»
— «Conny! ma Conny! abbi pietà di me!... ti adoro!»
E le sue labbra di fuoco si posarono sul polso gelato della mia mano.
· | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · |
Non so cosa sia accaduto.
Mi ricordo solo, come in un sogno, che ero in carrozza e che mia cugina parlava parlava, e che io ascoltavo ma non capivo: e che due cavalli ci rasentarono come un fulmine: ed io pensai: perchè i miei cavalli non corrono? e mi prese un’ansietà, un’inquie-