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— «Ah, non lo sanno? ma oramai è una cosa conosciuta... E poi glielo si vedeva negli occhi: quegli occhi che scintillavano come se avesse la febbre, e avevano certi lampi! Ah, signorina!...» esclamò volgendosi a me. «Stia in guardia lei! Badi che c’è un vuoto, una leggerezza nei giovani del giorno d’oggi che fa spavento!»
— «Ma racconti, chi è il giovane?» dimandò colla sua insistente curiosità mia cugina.
— «Il giovane? è un bel giovane, signora. Uno dei più simpatici della nostra nobiltà! l’enfant gáté delle signore, a cui tutti fanno festa, che tutti cercano e vogliono. E mi dicono che non s’è mai dato per inteso del dolore di Clara. Sempre allegro, disinvolto e spiritoso. Oh, ma vorrei vedere oggi dentro in quel cuore io! Che rimorso, le pare?»
— «Ma, è poi proprio vero che le abbia fatto la corte?» dimandò mia cugina con indolenza: e mi volsi a guardarla perchè mi parve che la sua voce tremasse. Perchè?
— «Ma come! cara signora, — rispose con un leggiero tono di ironia. — «Si figuri che anche la mamma del signorino aveva fatto tutte le feste alla fanciulla e aveva parlato chiaro a sua madre... perchè sapeva che c’era un milioncino di dote: non per altro, si figuri! L’assicuro io che non è una signora che transiga facilmente sulla mancanza di nobiltà. Ma un milioncino! Le pare?!...»