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questa striscia nera... guardo! Clara De-Lami! Era proprio lei!»

— «De-Lami?! esclamai: e mi sentii diventar pallida. «Elisa! non è quella signorina cogli occhioni neri, pallida, che ho veduta in teatro la sera di Santo Stefano?»

— «Nel palco di casa Verri? Sì: quella appunto» mi rispose la signora.

— «Poveretta! pensi, a ventidue anni!»

— «Mi rincresce quasi d’averla conosciuta!» disse l’Elisa.

— «Ed io invece, guarda! — esclamai — Vorrei averla conosciuta di più.» Ma non era strano? non l’avevo veduto che una volta e mi sentivo soffocare d’emozione come se avessi perduta un’amica.

— «Oh era simpatica!» disse donna Giuseppina. «Buona come un angelo! così dolce e gentile sempre!»

— «Ma se tu l’avessi vista in casa» esclamò la signora. «Soffocava le lagrime, si faceva forte, e sorrideva alla sua povera mamma e a suo fratello. Ma quand’era sola, o in mezzo ad estranei, il cuore le voleva scoppiare, e qualche volta il dolore era più forte di lei!»

— «Ma perchè? — » dimandò timidamente la padrona di casa. «È dunque proprio vero?»

Io guardai l’Elisa come a dire: «ti ricordi di quel che ho detto quella sera?»

— «Ma che cosa è stato?» dimandò ella con curiosità.