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Feci per ridere, ma non ci riuscii.
— «Che domanda originale!» dissi.
— «Oh Dio mio! che cosa c’è? Ti fa la corte, tutti se ne sono accorti: e niente di più naturale che egli ti sia simpatico. Che occhi non è vero? e poi quei denti! È tutto bello!... Ma che creatura fredda, Dio mio! mi fai stizza, Conny! Di’ dunque, ti piace?»
— «Non so.»
— «Non lo sai?!» e picchiò il piedino sul pavimento con stizza. «Non lo meriti davvero. Se non credessi di dargli un dispiacere, glielo direi, guarda!»
— «Ah! ah! dispiacere?» e misi in furia il velo sul viso perchè ella non potesse vedere come avevo arrossito.
— «Ma sì; non ho mai visto mio fratello così entusiasta di una signorina. Una volta non si degnava nemmeno di guardarle... Oh ecco un altro pelo! qua! ma t’assicuro, Conny, che mi vien la barba!»
Diedi in una risata più rumorosa e prolungata di quel che fosse necessario, sperando di concentrare tutta la sua attenzione nella barba.
— «Dirò a Filippo di far un baraccone in Piazza Castello e di farti vedere al pubblico. Avanti, signori! qui si vede una donna non mai vista! che ha la barba vera come un uomo! A chi non vuol credere è permesso tirarla!»
Eravamo già in carrozza e si rideva ancora come due bambine.