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ti piace. Oh, non ti guardo più, va!» E tornò a sedersi nella sua poltroncina coi piedi contro la bocca della stufa.

Io pigliai una seggiola e mi sedetti dietro di lei, voltandole le spalle.

— «Eppure — dissi calma calma — «Scommetterei qualunque cosa che ora tu mi fai attaccar i cavalli per forza, e mi conduci dove tu vuoi.»

Una risatina allegra e un colpetto della sua testolina contro la mia, accolse le mie parole: poi ella arrovesciò le braccia e mi prese le due orecchie.

— «Ah, ah! Sei la più furba, la più intelligente creatura del mondo! Sei un tesoro, ecco!»

— «Grazie, grazie! ma mi fai male!»

Ella rideva ch’era un piacere a sentirla, poi si volse, si inginocchiò sulla sua poltroncina e mi arrovesciò la testa.

«Li fai attaccare, non è vero?» mi chiese con una voce supplichevole.

— «Che cosa?»

— «I cavalli. Sì, sì! falli attaccare; e poi andiamo insieme a far tre o quattro visite che so già di non trovare; poi andiamo sui bastioni. Metti il tuo vestitino certo: dopo scendiamo e facciamo un giro a piedi. Va bene? Conny! dimmi di sì, dunque!»

— «E s’io volessi dir di no?»

— «Non sei buona.»

— «Eppure...»

Donnina Forte 5