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— «Conny — disse finalmente «il tuo babbo è lontano, ed io mi credo quasi in dovere di pigliare il suo posto: io, il solo, ricordatelo! il solo e vero amico che tu abbia. Oh, ti prego, non buttarti anche tu in quella vita leggera che ha per iscopo la toeletta e le feste. È un pericolo, sai? Una donna è raro che si conservi buona in società. Si vede ammirata, corteggiata, e finisce a concentrar tutto in sè, a non occuparsi che di sè, e la sua mente si rappiccinisce e il suo cuore si raffredda.»
— «Oh, a me pare che saprò essere sempre buona, Filippo!» dissi.
— «Eh, eh! sicura come sarai di piacere, non penserai ad amare. La tua bellezza e i tuoi successi ti terranno luogo di tutte le gioie più sante e più care!»
Io sollevai la testa: tutto il sangue m’era salito al viso.
— «Filippo!» dissi con una voce che tremava di sdegno e di dolore. «La mia vita tranquilla fra il babbo e lei, in mezzo ai miei libri, è stata troppo bella perchè io vi voglia rinunciare. Voi mi avete detto e ripetuto troppo che sono buona, che sono colta, che sono una donnina forte, perchè io lo possa dimenticare, per il piacere di sentirmi dire che sono bella! Lei poi, Filippo, ha fatto di tutto per istillar dentro qui delle idee sode e serie, e un briciolo di quel bonsenso che in tanti casi della vita val più anche dell’ingegno... Filippo, Filippo! se c’è una persona