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leggono, ma non capiscono, ma di cui, naturalmente, gli fanno le congratulazioni o gli elogi più intelligenti.

Prima che lo spettacolo finisse, mia cugina si alzò.

— «Aspetta un momento,» disse Carletto ch’era rientrato in quel punto. «Conny desidera certo di rimanere sino alla fine.»

— «Oh, no, andiamo, andiamo pure» risposi.

Avevo, non so perchè, un gran peso sul cuore e una gran voglia di trovarmi fuori per respirare liberamente.

Mentre Carletto mi metteva sulle spalle il mantello, vidi che nel palco di casa Verri non c’era più nessuno.

— «Vorrei incontrarmi sulle scale con lei,» pensai, e uscimmo.

Arrivate nel corridoio della prima fila, vidi venire verso di noi una signorina alta, che portava la testa con fierezza, e dietro a lei una signora attempata che camminava adagio, sostenuta da un giovinotto.

Mio cugino, che mi dava il braccio, si fermò bruscamente e si voltò a dimandare a sua sorella se voleva passare dal Cova a prendere un the.

Io guardavo la famiglia De Lami. Vidi il giovane rialzare la testa, e il lampo orgoglioso de’ suoi grandi occhi neri passare sopra le nostre teste come una palla di fucile. La signorina ci passò dinanzi e scese lentamente, cogli occhi fissi innanzi a sè: bianca e fredda come una statua di marmo.