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fratello è amico del giovane De Lami, il famoso velocipedista...»
— «E ha frequentato molto la casa della signorina, questo lo so,» replicò Rinaldi.
Davvero che quel suo tono di voce sempre uguale e quel suo viso freddo e immobile, cominciava a irritare anche me.
Elisa mi diede un’occhiata che voleva dire:
— «Dio mio: com’è pedante!»
— «Senta, contessa, — egli contiuuò «Che sia irritata contro qualcuno che le abbia fatto la corte e poi...»
— «La corte! O chi volete che le faccia la corte, Dio mio!» esclamò ella ridendo.
— «Elisa! come sei terribile!» dissi io. «Oh, lasciamelo dire: sei terribile e ingiusta. Povera signorina! Tu hai detto che è sofistica? invidiosa? maligna? Guarda! ed io invece sono sicura che è buona e che soffre.»
— «Grazie!» mi rispose risentita.
— «Soffrire di che?» aggiunse poi tentando di sorridere.
— «Non lo so: è certo un suo segreto, e nè io nè voi dobbiamo cercar di saperlo...»
Ma entrò il tenente Alfieri e il Rinaldi venne a sedersi vicino a me.
Incominciò il secondo atto, e i miei occhi si fissarono sulla scena: ma per quanto mi sforzassi, non riuscii