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sono ben sicura: pure, quando disse quel: «qui dentro!» provai una sensazione strana, come se una sua mano si fosse posata sui miei occhi, e senza volerlo le mie palpebre si chiusero e mi tirai indietro.

— «Oh, ti prego, Carletto!... sai che mi sono odiosi i complimenti.» E mi alzai.

— «Oh, ti prego, Conny, sai che tuo cugino dice sempre, e solo, quello che pensa: e che quando c’è stato l’occasione, non ha fatto complimenti con te...»

Era vero, ma risposi invece: — «Non so niente, io! quello che so è che tu sei un giovanotto brillante e blasè, di quelli a cui non si può credere.» E corsi ridendo a sedermi vicino all’Elisa.

— «Questa è troppo forte!» esclamò, e mi seguì col suo pliant.

— «Birichina! Fuori! una confessione! Che cosa pensi di me?»

— «Probabilmente quello che pensano tutte le altre signore» rispose sorridendo l’Elisa.

— «Ma sai che la Conny...»

— «È uno spirito di contraddizione» interruppi io. «Abbi dunque misericordia di te»

— «Oh parla pure! son preparato a tutto. So già che la Conny si lascia sempre trasportare dalla passione... ella che crede d’essere la più ragionevole e calma signorina del mondo! Oh, non spalancar gli occhi a quel modo!...» e mi prese le mani. «È un fatto che tu decidi alla prima occhiata che il tale è buono a nulla o è buono a tutto.»