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ma con una cert’aria birichina, e quella tua parola a scoppiettii... che è originalissima!»
— «Davvero! è dunque per questo forse, che quando dico una mia opinione, mi rispondono: Ah! ɐh! ma non mi dicono mai: Brava! tu hai ragione!»
Dopo pranzo, sdraiato sul sofà là di contro a me Carletto mi guardava con insistenza attraverso il fumo della sigaretta; con tanta insistenza ch’io saltavo d’inquietitudine sulla seggiola. A un tratto, stufa, mi alzai, e andai a piantarmegli dinanzi dicendo: «A che specie d’animali appartengo?»
— «Uh!» esclamarono tutti.
— «Ma Conny!» disse ridendo il babbo.
— «Shoking! Shoking!» esclamò tra i denti miss Jane arrossendo.
— «Sei un originale! ecco cosa sei!» esclamò mio cugino prendendomi tutte e due le mani. Io mi svincolai. — «Non pensi che queste mani hanno strette quello della fruttaiola?»
— «Oh! e non te le sei lavate dopo?» mi domandò, e si fiutò le sue mani bianche e profumate.
— «Ah! guarda cosa faccio io invece!» e mi baciai le mie.
La zia aveva un’aria desolata: l’Elisa arricciò il suo naso petulante e lasciò sfuggire, con un sorriso di compassione, il fumo della sigaretta, che avvolse il suo bel visino. «Oh, le esagerazioni!» mormorò.
— «Quando Carletto smetterà le sue, io smetterò