Pagina:Bisi Albini - Donnina forte, Milano, Carrara, 1879.djvu/33


— 31 —

ragione: anche a me secca se qualcuno più basso di me mi saluta.»

Più basso di lei! Chi poteva essere più povero di lei che abitava quella bottega che spirava miseria un miglio lontano? Non potei a meno di domandarglielo.

— «Chi... per esempio?...»

— «Per esempio... la Lisetta: se ne ricorda? quella figliola del carbonaio che sta laggiù al Naviglio. S’era messa a far la sarta; poi... poi ha finito male. Ora è vestita come una signora, ma quando la incontro sono io che ho vergogna a salutar lei.»

Io le presi la mano. Era sempre il mio Moscerino con quel bel carattere onesto e altero. Quella è una giusta e santa aristocrazia! Che cosa avrei dato perchè quelli là che ci guardavano dalla finestra l’avessero sentita!

— «Tu sei sempre buona come una volta» le dissi. «Ti ricordi quando ti chiamavo il mio Moscerino?»

— «Se me ne ricordo! Che bei tempi! Beata lei che può studiare ancora!»

Io mi chinai a baciare il bambino.

— «Com’è bello!» dissi.

— «Somiglia al suo babbo.»

— «Che cosa fa tuo marito?

— «La mattina va a vendere sul Verziere, poi gira colle pere cotte e le castagne, e quando non c’è altro, colle cipolle arrosto.»

— «E tu stai in bottega?»