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ra uno stanzone grande, che non riceveva luce che dalla porticina a vetri, diviso da un paravento su cui erano impastate delle pagine di giornali illustrati: là dietro si vedeva un letto grande, una culla e una tavola. Davanti c’era un caminetto, e sopra due scale, i cesti pieni di verdure che sgocciolavano, di frutti, e di polli mezzo pelati.
La fruttaiola era seduta vicino al fuoco col libro delle preghiere, e il suo bambino, su uno sgabello, aveva lo mani e le gambine sotto la gonnella di lei per iscaldarsi al veggio.
Si alzò arrossendo come una brace, e mi venne incontro lentamente e dimandandomi senza guardarmi: «Che cosa desidera la signora?»
— «Desidero di salutarti, Giuseppina!»