Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 24 — |
voluto accompagnarla a casa; e mi sono divertita a veder quella bottega con quel deschetto e tutti quei ferri... Il suo babbo e la sua mamma erano giovani e belli, ma il babbo era magrissimo, e aveva certi occhi grandi, neri, infossati, e una voce sottile e appannata.
Il mio servitore mi disse, uscendo, che quell’uomo era tisico, ed io quella notte sognai che lo conducevo insieme a sua moglie e alla figliola, a Nervi, perchè guarisse.
— «Che cosa guardi, Conny?» mi domandò Filippo, passandomi un braccio intorno alla vita.
— «Niente» gli risposi, e andai incontro a miss Jane che rientrava, e mi sedetti vicino a lei; ma ero inquieta, e mi alzai.
— «Oh babbo!» esclamai. «Pensa che la fruttaiola è il Moscerino, quel tal Moscerino!»
Tutti si misero a ridere.
— «Ma che cosa dici?»
Io mi sedetti sul bracciolo della poltrona del babbo e gli misi un braccio intorno al collo.
— «Ti ricordi di una mia compagna della scuola comunale? la figliola di un calzolaio; la più brava... che tu lodavi sempre quando venivi a visitar la scuola? Si chiamava Giuseppina Mosca: ma noi la chiamavamo Moscerino perchè era piccola e magrina. Ti ricordi babbo?»
— «Mi pare... sì.»
— «Ebbene, è la fruttaiola che sta qui dicontro.