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— «Conny, come stai?» mi disse l’Elisa abbracciandomi. «Lasciami ridere: ah, ah! dopo ti conterò!»
— «Il servitore vi ha lasciato sulle scale dieci minuti?» dimandò Carletto.
— «Ed è salito quattro scalini alla volta ad aprirvi l’uscio?» aggiunsi io.
— «No, no:» disse Filippo, il cui largo viso era ridiventato serio.
Io gli sporsi tutte e due le mani come faccio sempre, e gli dissi: «Mi racconti che cosa è stato?»
— «C’è stato, cara figliola, che sull’uscio del portinaio c’era seminato un’infinità di mele e che quattro o cinque bambini, erano là in terra come tanti gattini, e facevano a chi ne raccoglieva di più. Ma quando la portinaia ci vide, accorse colla scopa a scopar via, in tutta furia, mele e bambini!»
— «Ma dovresti dirle di tener i figlioli di sopra!» interruppe la zia.
— «In quel bugigattolo?!.. Di solito sono all’Asilo; ma oggi è la vigilia di Natale e hanno diritto di far un po’ di chiasso anche loro.»
— «E di seminar le mele?»
— «È stato Giacomo; che, nella furia di salire ad aprirvi, le ha buttate là...»
Ma entrò il babbo e tirai un sospirone.