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pera per tre o quattro lire di frutta: ma non star lì a scegliere: prendi quel che ti capita, anche quelle un po’ guaste, non importa... E intanto chiacchiera con a donna e trova modo di domandarle il suo nome da ragazza.... Ma sappi far bene, ve’!» —
— «E le frutta?» mi disse con un mezzo sorrise Giacomo. «Non le porto in cucina sa! perché il cuoco oggi ha una luna!...»
— «Dalle ai bambini del portinaio» risposi «Ma fa presto, e bene!»
Egli uscì: lo vidi attraversar la strada e entrare: poi scegliere nelle ceste le frutta... guaste. Risi pensando ai bambini del portinaio.
A un tratto vidi Giacomo voltarsi quasi spaventato far il fagotto in furia, buttar là i denari, e correre verso casa a gambe levate.
Si era fermata una carrozza: certo quella della zia.
Infatti sentii la campana del portinaio. Quella benedetta campana che fa star lì tre minuti in una sospensione ridicola! So che alcune signore ne approfittano per mettere un pochino ancora di cipria sul viso e per accomodarsi i capelli sulla fronte, e altre per allungarsi sul divano e sprofondarsi nella lettura di un romanzo inglese. (Il vocabolario arrivano in tempo a nasconderlo dietro il cuscino). Io invece, per il pensiero istintivo di mettere un po’ in ordine i capelli, finisco a buttarli all’aria di più; e per quello di accontentare almeno una volta la zia (ma in realtà per
Donnina Forte | 2 |