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L’altro giorno donna Giulia **** mi domandò: —
«Ma è vero che lei vuoi far la letterata?»
— «Oh, no: scrivo e vorrei pubblicare».
— «È la stessa cosa» mi rispose piccata.
— «Non mi pare». —
Ella insistè, con gran dispetto di mia zia.
— «Pubblicherà con un pseudonimo».
— «Perchè? crede ella che mi faccia paura il pubblico?» risposi ridendo. «Le maschere non mi piacciono».
— «Ma certe critiche sono così pettegole e villane qualche volta!»
— «Naturalmente» — le risposi — «che chi pubblica dev’essere preparato a tutto. Del resto, guardi: io sono del parere che bisogna leggerle tutte le critiche: e tenersele sul tavolino anche quelle che ci hanno fatto male e ci hanno offeso. Io ho osservato che, per esempio, certe persone di servizio, senza educazione, e che non sanno fingere nè adulare, dicono alle padrone molte verità... che noi si piglia per insolenze: ...Sa del resto che è il mio modo di pensare: meglio una verità cruda che una menzogna... stavo per dire cotta! scusi: volevo dire gentile».
Capii che ne rimasero scandolezzate; ma donna Giulia mi disse con quel suo sorriso graziosissimo ma punto intelligente:
«Cara signorina, lei ha delle idee emancipatrici...»