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la nostra società; ma pure, cosa volete! — (È sempre la zia che parla) C’è rimasto in lei quell’aria turbolenta, inquieta, tutta propria del popolo; e certe opinioni poi!...
«Ella ride di tutte le convenienze. (Mia zia dice convenienze per etichette). Ma volete sentirne una che le sorpassa tutte?!.. Nientemeno che la Conny saluta nella strada tutte queste sue compagne della Scuola Comunale! ragazze che vanno in giro sole, naturalmente: senza cappello, e con panieri o bambini sulle braccia. Ma volete proprio che ve le dica tutte?... Vedete! divento rossa soltanto a rammentarlo...
«Un giorno la Conny viene con me dal Garbagnati a comperare... non so più che: ah! quei mezzi guanti di lana d’Antipode che ho pagato nove lire. (La zia voleva forse dire Antilope: oh, un piccolo sbaglio!)
«Dunque entro dal Garbagnati: c’eran lì ferme tre o quattro carrozze, e dentro nel negozio, una folla di signore. A un tratto sento... anzi, sentiamo: perchè ha gridato con una vociaccia sgarbata e fessa di Porta Ticinese! Sentiamo dunque gridare: «Ciao, Conny!»
«Indovinate chi era!... Una sartina!
«Non dico altro: donna Conny*** che esce con sua zia, e che è salutata a quel modo, in mezzo a tutta la nobiltà — poiché c’era anche la duchessa** — salutata, dico, da una grisette! Che cosa ve ne pare?!»
Se io, donna Conny ***, dicessi che quel saluto m’ha