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giudizio aristocratico. Ed io allora fui obbligata di mutar opinione. Figurarsi! la Conny aristocratica! ah! ah! mi fa ridere soltanto a pensarci... Io! lo spauracchio della zia marchesa e della cugina contessa: io che, se vien la Comune, scendo in piazza e divento senz’altro una pétrolieuse!

È la zia che me lo ha detto.

«Ma già, con l’educazione che ha ricevuta non poteva riuscire diversamente. Immaginatevi! — È mia zia che parla così — il suo babbo, perchè era sopraintendente scolastico, s’è creduto quasi in dovere di mandare la sua figliola alle scuole pubbliche! Ma non sapete cosa c’è nelle scuole pubbliche? Nientemeno che le figlie dei macellai! dei fornai!... dei fruttaioli!... Bisogna chiuder gli occhi per figurarsela bene questa ragazza, che ha già nel sangue qualcosa di borghese... (mia madre non era nobile) e che è cresciuta nello studio di suo padre, un umanitario per la pelle! bisogna figurarsela, dico, là in mezzo a tutta quella ragazzaglia che parla un dialetto sguaiato, a ricevere la stessa educazione di quelle figliole destinate a star in bottega tutta la vita!

«È vero che la Conny dopo è andata alla scuola superiore, che è pubblica anche quella, ma via, se non vanta delle nobiltà è però un pochino più ammodo: è vero che dopo ha avuto per due anni l’istitutrice tedesca, ed ora ha quella inglese, e non frequenta che