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Ah, quel fluire profondo! Doveva divenir mare, non querulo ruscello!
Peggio, il canto presente, che se il suo arco si fosse spezzato allora per esser troppo teso.
L’avremmo rimpianta: ora, nel nostro rimpianto, è un poco il compatimento per le cose miseramente finite.
C’erano cose immense in quel piccolo libro, in cui ogni lirica è canto vero, umano e divino, pieno, possente, travolgente; l’esaltazione della giovinezza. Ed ora? Ci sono cose assai dolci, ma che ognuno di noi sa dire. E basta?
Dov’è la felicità immensa ch’ella prometteva ai fratelli e che doveva esaltare fino al delirio tutte quelle giovinezze che crescevano con lei?
Chiusa nel nido del suo amore ella ne canta la voce, gli occhi, la bontà, la bellezza… E il vasto mondo l’attendeva!
Meglio la sola prefazione del suo secondo libro di tutte le liriche ivi riunite. La prefazione è passionata, vibrante, sincera – tutto il suo amore immenso vi è racchiuso. Bastava.
È solo in virtù del libro rinnegato che il suo