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davanti all'uomo che le ha dato il suo nome? Le sue rime di La Voce erano dunque dettate in uno stato di sonnambulismo o di incoscienza, se ella le disprezza, come una cosa non sua? Ed ha diritto un artista, qualunque cosa essa contenga, di rinnegare la propria opera?
No, non ne ha il diritto: è come se la madre rinnegasse la propria creatura quando essa nasce deforme; è come se l'uomo si liberasse, col solo fatto di non riconoscerle, dalla responsabilità delle proprie azioni.
Un libro corrisponde sempre ad un periodo di vita, triste o sereno, buono o cattivo, che nessuna forza e nessun volontario oblio può cancellare, ed è assai più nobile, io trovo, il gesto di colui che nulla rinnega, nemmeno col rimorso, della sua anima e della sua vita.
Si può rispettare il sentimento di amore e di umiltà che ha suggerito alla poetessa questo passo – non si può non deplorarne la debolezza e la puerilità.
Puerilità, appunto: poichè nessuno del pubblico si crede in dovere, pel fatto ch'ella li ha