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ra, trasparente, fine, tersa; ritemprata nella dolcezza delle memorie, nella speranza del bene che verrà domani: arte consolatrice per eccellenza, e, mirabilmente, arte perfetta.

Ne La Fonte di Mnemosine, assai più che ne Le Rime de l’Innocenza noi la troviamo ne la sua piena bellezza di forma e di impeto; bellezza che è tutta sua, in cui non è nessuno sforzo, nessun artifizio, nessuna ricerca affannosa di ritmi e di parole contorte: tutto è pervaso di una intima penetrante semplicità e dolcezza, tutto è materno, come l’anima che l’ha saputo comporre entro di sè, giovane come il cuore che l’ha voluto entro linee pure e perfette perchè quelli che l’amano la ritrovino sempre.

Anita Zappa e Bruna si riaccostano a lei. Due care anime anche queste, pervase de la stessa dolcezza, de la stessa sincerità: la prima meno profonda all’inizio (Intime Sinfonie) e più originale, più penetrante, più coscienziosa quando piegò a nuove forme e a nuovi ritmi la sua arte e affrontò la nuova via della scena lirica come già aveva tentato Térésah in Oriana e il Saggio.