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razione fu sempre, più che una necessità, un diletto, uno svago, e che non per mancanza di sincerità ma talvolta per ragioni famigliari, non hanno potuto e non potranno mai dire veramente tutto di sè.
L’originalità, la sincerità è solo del tempo moderno e delle cose giovani (d’anima o di anni), ed è per questo forse che molte di queste verseggiatrici, pur conosciute ed apprezzate, non riescono però a strappare l’ammirazione che solo la vera poesia sa destare.
Nobilissime tempre, quali Silvia Albertoni Tagliavini che Panzacchi presentò favorevolmente e Clelia Bertinj Attilj, che pur chiamate dall’arte non giunsero mai all’altezza cui oggi il primo giovinetto poeta si crede in dovere di aspirare; quali Rachele Botti Binda, Giulia Cavallari Cantalamessa, Grazia Pierantoni Mancini i cui volumi anche se discussi e apprezzati dal pubblico, non risposero però a quella speciale formula che si richiede al vero poeta dal gusto degli appassionati di poesia; donne che scrissero perchè di