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Talune, bagliori rapidamente accesi e rapidamente spenti, vite effimere di un giorno; altre, fuochi inesausti alimentati sempre più di calore e di luce; talune, ristrette nel piccolo cerchio di una ammirazione regionale e familiare e non abbastanza temprate pel grande volo; altre, conosciute e amate, ma non mai o non ancora assurte alla meta gloriosa; giovani e non più giovanissime: raffinate e semplici; sentimentali e ribelli; delle più lontane regioni d’Italia; anime diverse riflessi di una unica luce.

Térésah... anima colma, bambina dagli occhi chiarissimi accecati di immensità; fragile, delicata, sentimentale — è passata pel mondo col suo canto folle, col suo piccolo cuore spezzato, con la sua veste di sogno.

Creatura di sogno, quasi irreale, ella ci appare non dai primi libri ove è evidente l’imitazione d’annunziana (Nova Lyrica) pur nella struttura libera e incomposta del verso. Ma negli ultimi versi profondi di un profondo dolore che ha sapore di pianto, di morte, di follia.

Parole e parole.... dolcissime, lievissime, un