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e quell’altra lirica, La solitudine, in cui non è solo, qua e là, a sprazzi, un po’ della profondità di Prudhomme, ma che è tutta impregnata di una infinita tristezza, di una chiaroveggente mestizia;
La morte passeggera:
Talvolta anche si muore pur senza spezzar l’esistenza,
Senz’urto alcuno, senza violenza, in lento torpore
non ricorda Le vase brisé?
Non solo la sua poesia accoglie, oltre all’ardore sensuale, anche la profondità del dolore: vi sono anche, a quando a quando, note freschissime e pure, di una serenità, di una limpidità unica.
Nel Convegno del Bosco, una delle più appassionate, è ad un tratto come un soffio dolcissimo:
Tra i fusti esili passa il brivido di prima sera,
poche parole che bastano a darci viva l’imagine.
E in Giovine Estate:
Giorni di primavera, già caldi di un soffio d’estate,
come lenti indugiate in stanchi crepuscoli a sera!