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Ieri ella cantò le pallide sorelle, le Vergini delle rinuncie e del desiderio, perchè ancor quasi alla soglia dell’adolescenza tali erano state le sue compagne; più tardi l’avidità di vivere e le fugaci seduzioni che ogni giovane donna conosce; quelle del sorriso, dello sguardo, della gioia, della ricchezza – oggi, con più accorata ma con sempre canora voce l’elegia del cuore insonne; ebbene, possiamo dire: «È una donna che compiangiamo o che disprezziamo» – ed ella è di tale tempra da non curare nè il compianto nè il disprezzo, ma non possiamo dire in coscienza che per la morale valeva meglio ch’ella tacesse.

È in lei, in fondo, anche nell’ultimo meno velato libro, un curioso dualismo di sensualità e di sensibilità, mentre spesso l’una esclude l’altra. Donna che in fondo non s’accontenta di un amante, ma che cerca sempre qualche cosa di più profondo, di meno frivolo del vano amore; qualche cosa di superiore, di irraggiungibile e destinata invece all’amore di un uomo che generalmente non la vale.