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blico: non sappiamo ciò che domani potrà dire e dare; la sua vena di poesia, finchè avrà nervi che vibrino e cuore che si spezzi, è inesausta. Forse domani da lei ci verrà il canto del più puro, del più appagato amore.

È madre.

Ed è madre di Bianca; di colei cioè che nel suo nome evoca già una visione di petali cadenti in una tepida primavera; di colei che già solo è l'incarnazione della primavera; la primavera ancora acerba, che riempie le vene di un torpore divino e che del suo sorriso ingioiella il mondo.

Accanto all'adolescente splendida come la giovinezza, il cuore materno cui tutto fa tormento e ragione di tormento, sente nascere una nuova ragione di gioia; oh, gioia un poco amara, che domani sarà di nuovo spasimo, quando la primavera bella che oggi canta così serenamente se ne andrà verso qualcuno che ha bisogno di lei e l'attende, e non saranno le braccia materne a tenerla.


Profonda è l'impronta che Ada Negri ha lasciato di sè: la sua lirica non si riallaccia a nes-