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morte di Alinda Brunacci Brunamonti fosse scomparsa l’unica, la maggiore poetessa d’Italia.
Ritemprata nella sua giovinezza pensosa e studiosa, nel nobilissimo temperamento di donna e di artista, la poesia ne uscì più aggraziata ma ancor classica; più vivace, più umana ma ancora avvinta alle consuetudini della letteratura e del pensiero.
Profondi brividi di tutto il dolore umano passarono nella poesia di Aganoor la felice, e nella limpida struttura dei versi di Adele Galli, come una fanfara gioiosa, l’ardore di fede, la travolgente speranza, quasi un soffio di divinazione nel destino d’Italia; e in Luisa Anzoletti, la più colta di tutte le poetesse, insieme alla erudizione maschile il sorriso della grazia feminea e in Elda Gianelli la perenne freschezza della poesia sentimentale e familiare insieme alla nuova e armoniosa mobilità del verso libero.
Ma non ancora la donna, oltre alle grandi maiuscole della Patria, della Fraternità e dell’Amore, aveva cantato le vere, le aspre battaglie dell’anima e della vita; buone battaglie, sì, quelle scom-