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66 | Capitolo terzo |
dal punto di vista del bentos, una subregione della regione Africana occidentale.
Ma le relazioni tra il Mediterraneo ed il confinante Oceano hanno più volte mutato, anche in epoca geologica assai recente, e non si possono bene apprezzare senza por mente ad alcuni dati che la paleontologia ci fornisce. Al principio dell’era quaternaria c’è stato un periodo, il cosidetto periodo siciliano, durante il quale una serie di specie (ricorderemo, fra le altre, la Cyprina islandica) proprie delle acque fredde e provenienti dall’Atlàntico settentrionale, ha invaso il Mediterraneo, lasciando vestigia numerose in taluni depositi fossiliferi, per esempio a Monte Pellegrino ed a Ficarazzi presso Palermo. Di tali specie sono estinte, altre sopravvivono nel nostro mare; a spiegare questa immigrazione dal Nord, si invoca dai geologi un abbassamento della soglia di Gibilterra che avrebbe lasciato libero afflusso alle fredde correnti dei bassifondi Atlantici.
Un periodo successivo, che recenti autori denominano Tirreno, è distinto invece dall’inverso fenomeno; specie di acque calde, proprie dei lidi Africani, invadono la platea Mediterranea in numero assai più grande dell’attuale. Così fi-a i Molluschi il Conus testudinarius, lo Strombus huhonius, il Tapes senegalensis, oggi scomparsi dalle nostre acque, abbondano in certi giacimenti fossiliferi (ad esempio presso Cagliari), e prosperano ancor oggi lungo le rive del Senegal.
Se passiamo ad esaminare la distribuzione delle specie litorali entro ai confini del Mediterraneo, confrontando le faune a diverse latitudini, troviamo una