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40 Capitolo secondo


Esporre i complicati problemi relativi ai movimenti del mare dal punto di vista fisico e indagare le molteplici influenze che tali movimenti esercitano sulla forma e sulle abitudini degli organismi marini è impresa che esorbita dai confini modesti del presente capitolo. Vi basti un concetto sommario dei fenomeni ed un cenno intorno alla loro influenza generale sulla vita.

Importa prima di tutto distinguere l’azione dei moti che hanno carattere oscillatorio: moto ondoso e maree, da quella dei moti che si producono con direzione definita: le correnti.

L’onda sollevata dal vento raggiunge spaventose altezze nei mari vasti e poco ingombri, si parla infatti di onde alte 18 metri nell’Oceano Glaciale Antartico e poco meno nel Pacifico; onde meno alte s’incontrano nei bacini minori e rinchiusi fi’a le terre; nel nostro Mediterraneo pare non superino i 9 metri. La prima conseguenza biologica che si manifesta quando il mare comincia ad agitarsi è la discesa di molti organismi galleggianti, i quali lasciano la superficie per trovare rifugio in zone più profonde, ove l’acqua è tranquilla.

Ma a quale livello dovrà trovarsi la calma? Si legge che, teoricamente, l’onda si propaga sino ad una profondità pari a 350 volte la sua altezza, per conseguenza le onde di 5 metri dovrebbero mandare le ultime vibrazioni sino a 1750 metri di fondo. Io crederei di non errare ritenendo che ad un centinaio di metri le onde, se non sono completamente sopite, non esercitano più, nelle nostre acque Mediterranee, una sensibile influenza sugli organismi.

Però bassifondi generalmente calmi vengon tal