Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
36 | Capitolo secondo |
Un disco bianco, calato in alto mare presso ai tròpici si può vedere ancora fino a 50 metri di profondità, nell’oceano tropicale, e fino a 45 metri nel Mediterraneo (secondo le esperienze del Padre Secchi), mentre nel mare di Norvegia, più ricco di detriti e di plancton, il limite di visibilità non oltrepassa i 25 metri.
Si può affermare, in tesi generale, che le abitudini di molti animali marini siano intimamente connesse al loro modo di comportarsi verso la luce. Alcuni la fuggono nascondendosi sotto alle pietre, entro a tane o a fessure, altri cercano invece le zone meglio illuminate, altri sono attratti o respinti secondo un ritmo determinato dalle loro condizioni fisiologiche. Sappiamo con certezza che molti animali natanti fra due acque sogliono compiere delle migrazioni verticali salendo di notte in zone meno profonde; sebbene il fenomeno non sia ancora sufiSicientemente chiarito, si deve ritenere che in siffatte migrazioni abbiano larga parte i raggi solari.
Quelle tenuissime quantità di luce capaci d’impressionare una lastra fotografica a 500-1000 metri di profondità non sarebbero certo percepite dalla nostra retina; nasce spontanea la conclusione che, partendo da un livello relativamente poco profondo, debbano regnare nelle acque marine le tenebre più complete.
Invece la fosforescenza animale, fenomeno limitato nelle acque superficiali, assume una diffusione larghissima nel mare profondo, ed un chiarore paragonabile a quello di un vivido plenilunio regna probabilmente in certe zone dove la vita abissale si manifesta più rigogliosa. Speciali Bacteri fan rilucere la melma dei fondi marini; Vermi, Echinodermi, Ctenofori,