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32 | Capitolo secondo |
dell’anno; tale temperatura è di qualche decimo di grado superiore a 13o nel bacino Orientale, di qualche decimo inferiore nel bacino Occidentale. La superficiale, molto pili sottile (da 200 a 400 metri circa) ha temperatura variabile, influenzata dalle stagioni. D’inverno la differenza termica fra le due zone scomparisce e si può dire allora che l’acqua Mediterranea, dalla superfìcie sino al fondo di 4000 e più metri, presenti una condizione di omotermia. Indagini dovute sopratutto al comandante Magnaghi della Marina Italiana e molto i^iù tardi alla spedizione danese diretta dallo Schmidt, hanno posto in chiaro che omotermia, nel senso rigoroso del vocabolo, non si verifica, poiché fu più volte riscontrato un minimo di temperatura intermedio fra le due zone anzidette e, molto più in basso, un massimo intermedio situato a profondità variabili, ma generalmente comprese fra i mille e i millecinquecento metri. Non bisogna tuttavia dimenticare che siffatte differenze ammontano appena a pochi decimi di grado.
Durante l’estate la diminuzione di temperatura che si osserva nella zona superiore scendendo lungo la verticale è, di necessità, molto rapida, perchè dai massimi superficiali di 25o o 26° si raggiunge, dopo poche centinaia di metri, lo strato costante a 13°.
È chiaro dunque che l’Atlantico non comunica la gelida temperatura dei suoi abissi al bacino Mediterraneo, dal quale lo separa una soglia sottomarina che sbarra, fino a 360 metri dalla superfìcie, lo stretto di Gibilterra.
Tutti riconoscono l’importanza biologica della temperatura. Le migrazioni periodiche di certi Pesci vanno