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22 | Capitolo secondo |
Oggi però i talassografi si trovano d’accordo nel considerare l’acqua marina come una soluzione più o meno diluita, ma a proporzioni praticamente costanti, di guisa che, raccolto un saggio qualunque, e determinato coll’analisi il quantitativo d’un solo elemento chimico, ad esempio del cloro, si deduce senz’altro la salsedine totale e si potrebbe altresì dedurre il quantitativo degli altri elementi. Sono d’uso comune in oceanografìa le tabelle di Knudsen, nelle quali, accanto alla cifra esprimente il tencrre in cloro si legge la salsedine corrispondente. Nelle analisi chimiche riprodotte dai trattati, occupa il primo posto il cloruro sodico (circa 27 gr. su 35); seguono, in ordine di peso, cloruro di magnesio, solfato di magnesio, solfato di calcio; vengono poi, in dose molto minore, bromuro di magnesio, carbonato di calcio; quantità piccolissime di cloruro di rubidio, metafosfato di calcio, bicarbonato di ferro e tracce di corpi diversi, fra i quali la silice. In realtà il chimico potrà dire con esattezza la quantità dei singoli elementi, mai composti enumerati nelle analisi rappresentano combinazioni puramente arbitrarie; si ammette infatti che nell’acqua marina come in tutte le soluzioni saline diluite, i sali si trovino in gran parte dissociati allo stato di ioni; anzi secondo recenti indicazioni soltanto il 10 % delle sostanze disciolte risulterebbe non dissociato.
Che cosa dobbiamo pensare, in tesi generale, della importanza biologica che spetta alle sostanze disciolte? La fisiologia non è ancora in grado di rispondere in modo esauriente a questa domanda, ma già si conoscono in proposito fatti molto interessanti.