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non sono ancora esplorate, in modo sistematico, dal punto di vista del plancton. Un poco meglio conosciuti sono gli Oceani, dove reti calate verticalmente e suscettibili di chiudersi al momento voluto, oppure rimorchiate orizzontalmente e nello stesso tempo a livelli diversi, han permesso di verificare che una fauna pelagica, sebbene oltremodo diradata, vive ancora a profondità comprese tra 4500 e 5000 metri e forse anche più in basso. Secondo l’Hàacker si possono distinguere nei mari caldi parecchie zone batimetriche, ciascuna contraddistinta da uno speciale gruppo di Radiolari; la più profonda di esse, cioè la zona delle Pharyngella, si estende appunto da 1500 m. a 5000 m.

Nella fauna come nella flora, la distribuzione verticale degli individui non si manifesta regolare. È frequente il caso in cui il massimo numero degli individui si verifica in uno strato intermedio, poco al disotto del limite superiore, mentre pochissimi esemplari, in proporzione pressochè costante; sicontinuano a trovare fino a grandissima profondità. Così durante la spedizione del «Michael Sars» nell’Atlantico, l’Hjort non trovò alcun individuo di Argyropelecus hemygimnus al disopra di 150 metri, ne contò 62 fre 150 e 300 m., ben 203 (il massimo) fra 300 e 500 m.; soltanto 21 fra 500 e 2000 m.



Paragonabile a quella che si compie sulla terra emersa, ma molto più grandiosa nel suo complesso, è