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feliciani prof. alceo

a quei giorni esistesse in Roma) spedì al campo una deputazione di cittadini romani, di cui fece parte il nostro consigliere, per trattare col vincitore una convenzione mercè la quale men dure pesassero sulla città le condizioni del vinto. E sebbene la convenzione proposta dall’Oudinot fosse respinta, perchè umiliante, dai negoziatori municipali, tuttavia la presenza loro al quartier generale, piena di calma e di dignità, fece tal colpo nella mente del generale francese, che entrato in Roma, invocò ripetutamente la cooperazione della magistratura civica in que’ giorni d’interinale regime che scorsero fra l’occupazione della città e la proclamazione del restaurato governo pontificio. E perciò Roma, se non fù immune del tutto, nei primi giorni segnatamente dell’invasione, dalle tristi conseguenze della militare baldanza d’un nemico entrato per la breccia, fu salvata così da quel cumulo di maggiori sventure, che in simili casi ebbero a soffrire molte altre città.

Ristabilitosi indi a non molto il governo clericale, rientrò il Feliciani nella vita privata; ma non bastava tal suo divisamento per sottrarlo a quello spirito di reazione che, ripreso maggior vigore, travolgea seco ogni dì novelle vittime, e fù fatto segno per più anni alla poliziesca sorveglianza, sorveglianza che a più ragione potea dirsi una incessante persecuzione. Imperocchè più volte ebbe a patire domiciliari perquisizioni; e sottoposto a precetto rigoroso per circa due anni soggiacque nelle ore più avanzate della notte alla visita del gendarme, che aveva per ufficio di constatarne la presenza; finchè in una di tali visite, come se il resto fosse poco, venne tradotto in prigione.

Tutto questo peraltro non distoglieva il Feliciani dal proseguire alacremente i suoi studi scientifici, e di attendere al pratico esercizio della chirurgia, pel quale sempre più scelta, e numerosa addiveniva la sua clientela, con incremento notevole della sua riputazione. Apriva in sua casa un rifugio alla umanità sofferente, prodigando consultazioni e cure gratuite ai malevisi dalla fortuna, e fornendo talvolta ai più poveri soccorsi d’ogni maniera. Filantropia che onora grandemente chi ha cuore per praticarla in secolo, quale è il nostro, egoista per eccellenza. Il maggior compenso che ei ne ritrasse fù la coscienza di compier per sua parte il più sacro dei doveri rispetto ai propri simili, e di meritare le benedizioni di coloro, ai quali l’opera sua restituiva il più prezioso dei beni, la salute.

Sorgeva frattanto il 20 Settembre 1870, e Roma elevavasi all’altezza politico-sociale, che a lei si conveniva, quella di divenire finalmente capitale d’Italia. Il nuovo governo elesse il Feliciani a membro d’una Commissione istituita allo scopo di riconoscere lo stato de’ luoghi di pena, e delle carceri di Roma; e la romana cittadinanza, che già avevalo in concetto di patriotta