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costa giovanni

e sgombrarla del fango straniero, ed intanto non cessava insieme a tutti i patriotti e agli esuli romani di oprare al sollecito compimento del voto di tutti gl’italiani. — Venutosi in sospetto che il comitato nazionale si macchiasse di tradimento con osteggiare piuttostochè favoreggiare la causa di Roma, a lui fu affidata la delicata missione di procedere in proposito alle più scrupolose investigazioni, alle più esatte verifiche. — E dappoiché ebbe ad iscoprire che i sospetti avevano il loro fondamento, fece costituire in Roma il centro d’insurrezione, per giungere coll’opera dei generosi e forti patriotti alla sollecita liberazione della capitale d’Italia, insorgendo concordi alla difesa del diritto santissimo delle genti romane. — E nel petto dei valorosi divampò l’ardentissima fiamma, e duce quel grande, che vivrà eterno nel cuore del popolo, alla nobile insurrezione muovevano, che venia di poi soffocata dalle armi francesi e dalle papali masnade, nel sangue che corse per i campi di Mentana, sopra i quali il Costa contro quelle galliche tigri e quegli sglierani pontifici combattè con l’usato valore e gagliardia di propositi. — La storia stigmatizzò già coloro che quel moto italiano tradirono, e li consegnò anche al severo giudizio della posterità. — Giovanni Costa quindi tornossi a Firenze, ove datosi nuovamente a coltivare la bella arte della pittura, fu in aspettazione che l’ordine dei civili e liberi tempi, e la suprema volontà del popolo italiano un dì si compiesse, chè Italia senza Roma era un corpo tronco del capo. —

All’Aquila di Francia venian tarpate le ali dai ferri Prussiani, e in brevi dì perduto il volo, cadea sanguinosa e vinta sopra le proprie rovine. — E fu allora che il governo italiano, secondando i voleri di tutti i liberali d’Italia, salendo la breccia di Porta Pia, scendeva alla occupazione di Roma capitale d’Italia. — Era il 20 settembre 1870. — E primo tra i valorosi, che poneva il piede, dopo un lungo esilio, sulla diletta terra romana, era il Costa, che appena fu nella piazza Colonna Trajana, trovossi di fronte ad un pugno di zuavi pontifici, che d’un tratto disperdeva e poneva in fuga. — E fu desso che formò anche parte di quel triumvirato, che nel giorno solenne dell’ingresso s’impossessò del Campidoglio, resse Roma, e decretò la liberazione dei detenuti politici — Successe poi la nomina della Giunta di governo, ed in seguito il Costa era dai propri concittadini, ad unanimità di voti, eletto all’uffizio di Consigliere comunale. — E in tale carica essendo gl’interessi curò del proprio paese, e uomo di fermi principi, di carattere leale, di bella intelligenza, di sentimenti altamente patriottici, credè dimettersi insieme ad altri Consiglieri, allorquando la Giunta voleva sopra di loro imporsi con atto, che sapeva di assolutismo e di dispotico. —

Il Costa prontissimo ovunque si tratti di operare ad utilità de’ propri con-