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ciampi cav. ignazio |
dell’onore e della vita dei cittadini sia inspiratore non il retto giudizio ma l’interesse del posto. Che se siffatti pensieri nascono dinnanzi ai processi politici, quanti ancora e più gravi non ve ne hanno in ciò che può riguardare i delitti comuni? Quanti onesti condannati in odio alla opinione politica per ladri e peggio! e su quanti bari ed infami non si sarà passata la fede di benemerenza politica, assoluti ed onorati come cittadini malvagiamente imputati, e come patriotti virtuosissimi, o martiri politici messi all’onoranza!.... — Brutta merce aveva dunque il Ciampi, non per il fatto di Roma, ma perchè in ciò chiudevasi un principio supremo. — Che abbia il Ciampi fatto lo ignoriamo; in tali casi gli errori non vengono dagli uomini ma dai costumi, e dalla stessa società che poggia tutta sull’opinione e sulla giustizia fittizia della fortuna del giorno.
Nelle prime elezioni il nome d’Ignazio Ciampi uscì dalle urne amministrative: salì la dolce erta del Campidoglio, e mostrassi siccome assiduo di presenza, così pieno d’interesse per ogni cittadina quistione. — Fece parte di parecchie Commissioni, ed onorifica fu da esso stimata quella di rappresentaro il Municipio di Roma ai solenni funerali con che Milano diede l’estremo vale ad Alessandro Manzoni. — Non ricorderemo l’insegnamento di Storia dato dal Ciampi nella Romana Università; ora è vice-presidente del Tribunale Civile e Correzionale, e dove il cavalierato al ministero Menabrea sotto al quale si presero in considerazione i suoi lavori storici e letterarî. Diede consigli per quanto riguarda la pubblica istruzione e vuolsi che bene ne sarebbe a questa venuto se in gran parte le idee del Ciampi fossero state seguite: malanno solito che l’ambizione in chi sta al potere o l’antagonismo mestierante lasci il buono per aver quasi l’obbligo di riconoscerlo in altrui.
Nel Consiglio Comunale il cav. Ignazio Ciampi potrà ben fare se vincendo il naturale riguardo che di sovente portano le gare personali di chi sta al fianco, porterà con franca parola le idee di un progresso, che non s’inspira al grettissimo locale, ma spazia sublime al vero bene intellettuale e morale di una popolazione.
Al Campidoglio sentesi ancora troppo del macigno sul quale è costrutto, e v’ha la lotta del vecchio con il nuovo, del passato con l’avvenire, si fa della politica nella amministrazione, si mette l’individualismo sulla generalità: ciò tutto porta all’equivoco, da che nasce il caos nel pensiero e nell’azione. Rompere questa catena di pregiudizio pare opera difficile, ma lo sarà per i caratteri fiacchi. Pensi il Ciampi che il Comune è termine medio fra lo Stato e la Famiglia; voglia il bene, e sarà certo di concorrere in opera coronata sempre dalla coscienza del giusto e dalla universale estimazione.
Roma 1873. Tip. Cuggiani, Santini e C.