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castellani cav. augusto |
il gusto e metodo antico, resero il nome del Castellani siffattamente stimato, da non esservi casa principesca che non possegga qualcuno delle sue mirabili opere.
In questa cerchia si può dire sbozzata la vita di Augusto Castellani come artista. — Cittadino poi la libertà della sua terra desiderando, sbrandellata siccome la vedeva fra tante straniere signorie, abbandonossi fiducioso nei sogni dorati del 1846, quando per la elezione di Pio IX alla sedia pontificia pretendevasi da molti che dal trono papale potesse bandirsi la guerra allo straniero, e le sparse membra d’Italia raccogliersi, e ritornarla corpo unito e risanguarla e rimpolparla e rianimarla perchè sedesse reina in Europa con l’elmo in testa e la lancia in mano. — Siffatti desideri in buona o mala fede che dai più siano stati concepiti, si risolsero nei farneticamenti di che sono piene le pagine del 1848: gli amatori veraci d’Italia non si smarrirono però, nè cercarono la grandezza della patria oziando o guerreggiando sui campi di Bacco e Venere, ma in sul serio la riscossa volendo, la quiete della famiglia e gli agi della società lasciando, imbracciata un’arma diedero guerra allo straniero. — Augusto Castellani si ascrisse fra gli artiglieri, e raccontano i compagni d’armi che i suoi colpi non davano in fallo, tanto era preciso di occhio e franco tiratore. — Le sorti volsero alla peggio per gli assediati entro Roma, e quando la bandiera francese sventolò in segno di conquista sul maschio di sant’Angelo, ritiratosi a tranquillo vivere, tutto dedicossi allo studio ed al culto dell’arte dell’orafo. Da una sua relazione pubblicata per le stampe, apprendesi con quanto impegno siasi dato ad acquistarsi celebre nome nella oreficeria. — Il suo laboratorio era stazione di pellegrinaggio per ogni più distinto visitatore di Roma, i suoi lavori lodati, compri e dapertutto ricerchi. Le case regnanti gli diedero distinte provo di ammirazione e stima, e la medesima casa di Savoja che per tanta fortuna di eventi venne ad acquistare dominio su tutta Italia ed a porre sua principale residenza in Roma, credette bene seguire le nobili costumanze dei grandi principi comperando alcuni lavori del Castellani per farne doni nelle corti straniere, caricandolo poi del tanto comune titolo di cavaliere nell’ordine della così detta Corona d’Italia, quindi nominandolo nello stesso ordine uffiziale, e finalmente dandogli un simile titolo e grado nella sterminata falange cavalleresca dei santi Maurizio e Lazzaro. Se a questa splendidissima prova di munificenza sovrana si arrestasse la reale Casa di Savoja, lo ignoriamo: il cittadino ritornato artista, onora sempre la patria sua. — E perchè tale altamente lo stimavano i Romani, fu chiamato a far parte della Giunta di Governo, e nelle prime elezioni portato in Campidoglio.
Per più volte venne invitato ad entrare nella Giunta municipale, che come uomo intelligentissimo ed operoso, e del bene e decoro di Roma appassionato, ciascuno sapeva quanto vantaggio vi avrebbe recato; ma esso il nobile incarico sempre rifiutò, non perchè difficile, bensì per aver rettamente giudicato che sonza omogeneità di pensamenti sarà arduo il far camminare con ordine la pubblica cosa. — Assiduo alle