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guido conte di carpegna


Un titolo vero di stima e riconoscenza meritossi per lo spirito con che riguardò l’istruzione ch’esso dirige. — Non gittossi nelle facili utopie che si risolvono in futili declamazioni; guardò la casa, la piazza, la scuola, e fermò di ridurre la gioventù buona nella fainiglia ed onesta sulla piazza per mezzo della scuola. — Se giammai fuvvi tempo noi quale apparisse vera la dipintura che Orazio fece del vecchio lodatore del passato, certo lo è questo, dappoichè con chiunque parlisi, ed ovunqne si giri, dapertutto suona eterna la cantilena «a’ nostr’anni la non era così.» Eppure in ogni tempo fuvvi acutezza d’ingegno, rettitudine d’animo, vigorìa di spirito; e burbanza nel vanto, ferocità nell’ingiuria, astutezza ne’ stratagemmi: — geni di nobiltà, di grandezza, di patria, senso del bollo, culto della giustizia, riverenza per i padri, fede nella virtù; e scene sanguinose e sacrilegî e voti bugiardi e tradimenti e ribellioni. Nè i tempi, nè gli uomini sono dunque mutati; solo s’è fatto più sensibile e grave il bisogno di aver cittadini al lavoro, non inquilini nelle carceri. E Roma per le mutate condizioni politiche, per la gente molta calatavi, per le delusioni nella sognata prosperità patite, e per una libertà in falso modo interpretata, più particolarmente venne dopo il 1870 a dimostrare la necessità che la scuola sia il centro massimo della istruzione e della educazione. — Non poteva quindi bastare al Carpegna che sulle tavole di statistica si aumentassero le cifre materiali delle scuole, ma doveva assaissimo importargli che moralmente si addimostrassero di queste i vantaggi. — Esso vedeva genitori tristissimi che dopo avere senza alcuna previdenza popolato il mondo d’infelici, oziosi, infingardi, sdegnando la fatica ed il lavoro, speculavano sui figli, anzichè di questi avere la cura che in onesti si addice: vedeva le madri girare per le piazze, per i caffè, per le bettole, trascinandosi le figliuoletto dietro, a tutto disposte dall’accattonaggio al furto, dalla miseria alla prostituzione. — Un fatto così grave e tristissimo colpiva la mente ed il cuore del Carpegna; così fu sua cura precipua trarre dall’abisso del male tanta parte di esseri che vegetavano fra la bruttura e pullulavano nel vizio, ed introdurli nella scuola dove l’animo si ammoda, s’ingentilisce e s’inspira al concetto del bene. — Riuscì nel nobile divisamento? — Chiunque guardando alla superficie, e di Roma conoscendo quanto havvi fra il Quirinale ed il Campidoglio, giudica bello e grande e buono l’operatosi dopo il settembre 1870, certo magnificando l’arduo lavoro del Carpegna, stimerà che Roma pitocca, ignorante e zoticona in prima, abbia in adesso tocco l’apice di ogni virtù e grandezza... — Noi il merito del Carpegna non isconosceremo, ma manco il fattosi celebreremo siccome opera sopra ogni altra perfetta, chè perfetto non è a dirsi il pensiero e lo sforzo di una istituzione, ma il fine che questa raggiunge: ed è appunto dal fine che ancora ci troviamo discosti. — Il Carpegna è riuscito a moltiplicare i mezzi d’istruzione: riuscirà ad ottenere quelli di educazione?

È questo un quesito al quale non può il biografo rispondere.


Roma 1873. Tip. Caggiani, Santini e C.