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calandrelli alessandro |
tutti i riguardi non avrebbe a di lui prò interessato il suo regio potere. — Il Calandrelli si diè intanto a coltivare semprepiù gli studî, e da questi trasse i mezzi del vivere durante l’esilio, perciocchè prese ad insegnare particolarmente letteratura italiana. — Seppe poi acquistarsi l’amicizia e l’affetto degli uomini più celebri tra i quali basti noverare il grande Humboldt. — Ed in Berlino tolse per moglie, e fece sua una ornatissima e gentilissima donna, quale è Emilia Reinike, che lo ha fatto padre di tre cari figliuoli, Lodovica, Elisa e Giovanni, i quali sono la sua consolazione più bella, la speranza più cara del cuore suo. La libertà e la indipendenza d’Italia, egli sopratutto desiderando, dalla terra straniera esultò ogni volta che nello svolgersi degli avvenimenti politici dopo il 1859 a lui giungevano fauste nuove sui trionfi della causa italiana. Però malgrado le insistenti eccitazioni avutesi per mezzo dell’ambasciatore Delunay dallo inallora governo Sardo perch’egli prendesse servizio nell’armata, ricusò, e solo allora che seppe liberata la sua Roma mosse di ritorno alla terra, che lo vide nascere, e che racchiudeva per lui supreme memorie. — Vi giungeva il 2 ottobre giorno del plebiscito romano, cui egli però non volle prender parte, perciocchè sconsigliato riconobbe il modo con che facevasi, per favoreggiare una gente, cui certo non può saper grado. —
Riabbracciò la diletta sorella Elisa vedova del consorte Gaetano Maffei, che la sacerdotale ferocia carcerò esiliò e perseguitò incolpandolo di essere stato portatore di saluti ai sediziosi. Anche in quel momento nella gioja di stringere al seno una cara persona, sentì la trafittura per la morte di quell’uomo egregio. —
I propri concittadini lo salutarono con effondimento d’affetto, e lo vollero subitamente all’ufficio di Consigliere comunale in Campidoglio. Però stimò quindi dimettersi, perocchè vedeva l’amministrazione municipale compagna a quella governativa correre a precipitosa rovina, ed anco per ragione del piano regolatore di Roma, intorno al quale mentre egli parlò nella Commissione con sano consiglio, e faceva conoscere i riguardi dovuti alla igiene e alla topografia tradizionale, era impudentemente avversato. — E di vero egli osservava che la città dovea avere la sua principal giacitura verso ponente come conduce l’istinto di tutto ciò, che ha vita, e al di là del Tevere occupasse quindi il Trastevere esente dalle alluvioni, e al di quà non si estendesse oltre il recinto di Servio, cioè che il caseggiato secondando l’andamento delle colline stesse ad anfiteatro nel versante del Campo Marzio, e che le nuove costruzioni fossero principalmente destinate a beneficio economico della classe più umile del popolo, incominciando dal centro e tirando mano mano verso la periferia.
Sedendo egli Consigliere fu membro della commissione edilizia, di quella dei Musei e dell’altra per riconoscere i nomi dei Romani caduti nelle patrie