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calandrelli alessandro

15 decembre 1850 entro il carcere di S. Michele fu per lui conforto dolcissimo di vedere il carabiniere Pietro Delars soprachiamato Delajo, svizzero, interessarsi per lui, ed esprimergli ardentissimo il desiderio di salvarlo. — Era quegli un antico soldato delle guerre d’Italia. — Però venuto in sospetto e tenuto in vista fu sorpreso con un compromittente viglietto indosso, onde i manigoldi pontificî trattolo in oscura prigione lo percossero di bastone, mentr’egli si sforzava sottrarre a loro quel viglietto e sottoposto a giudizio fu espulso dal corpo, e condannato a tre anni di reclusione. — Ciò pervenuto a notizia del Calandrelli n’ebbe cordoglio amarissimo, chè per l’amore di lui il Delars a tanta sventura soggiacque. — Il Tribunale così detto della S. Consulta del quale era presidente Monsignor Matteucci nel giorno 24 giugno 1851 pronunciava giudizio. — Era difensore delegato di ufficio l’avv.° Gui. — Sosteneva le parti del fisco il Pasqualoni, per il quale aveva il Calandrelli nel consiglio dei Ministri dato voto contrario, perocchè ebbe quegli la impudenza di promuover domanda onde esser nominato Sostituto nel Ministero di Grazia e Giustizia. — Due giorni durò il dibattimento della causa. — E mentre i giudici satelliti della teocrazia unanimi dichiaravano il Calandrelli reo di alto tradimento, la maggioranza però escludeva l’addebito dei reati comuni. —

Cadeva la sera del 6 settembre 1851. — Tutto era sepolto nei silenzi della notte. — Il Calandrelli tradotto in una camera del carcere di S. Michele si trovò in mezzo ad una turba di gendarmi e d’altra gente civilmente vestita. — Eragli data lettura dal notaio Felci della sentenza, che lo condannava a 3 anni di opera pubblica; a 15 di galera; alla morte ignominiosa. — Ma tostochò tale sentenza fu letta, da tutti gli astanti, che forse a tale uopo furon fatti convenire, un grido si levò unanime, grazia, grazia. — E la grazia è fatta, riprese il Felci con voce stentorea, e alzatosi in piè lesse: «il Santo Padre ha commutato tutte queste pene a soli venti anni di galera da scontarsi in un bagno.» e quelle parole «a soli venti anni» accentò con tale un suono di sarcasmo accompagnato da mefistofelico riso, che il Calandrelli uomo di forte e profondo sentire e di leggieri suscettibile divampando d’ira dimandato che gli fosse consegnata la sentenza, appena l’ebbe disdegnosamente la lacerò dinanzi a tutti, e fu breve furore di anima romana, del quale noi crediamo avesse poi il Calandrelli stesso pentimento, perciocchè sebbene fosse tratto da sdegno magnanimo, pure era in quel momento imprudente cosa, chè non giovando a se stesso gli altri condannati poteva pregiudicare nelle concessioni di grazia. —

E per quell’atto fu tosto il Calandrelli caricato di ferri e gettato in più