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calandrelli alessandro

pidigia, che trascina i più, di accumulare ricchezze, chè nelle casse il pubblico tesoro fu lasciato intatto. —

L’onore italiano eglino seppero tenere alto, perciocchè con l’inimico non scesero a capitolazione, non vollero patto, e merita esser notato come egli ed il proprio fratello Ludovico alla interpellanza del generale Oudinot se volessero venire in servizio della Francia con alta fronte rispondessero «noi seguiremo la sorte dei nostri compagni».

Nuovi dolori e nuovi lutti dovevano affliggere il cuore della patria. — La prigione, il patibolo, l’esilio era il premio riserbato ai patrioti. —

Di vero non appena restauravasi il papale dominio, i partigiani dell’oscurantismo aprivano persecuzione fierissima contro il Calandrella e menatasi a braccio la calunnia, anelavano oscurare un nome intemerato, un cittadino distinto, una individualità spettabilissima. — E fuvvi taluno che l’accusò aver trattato a prezzo di danaro con Torlonia la conservazione del Teatro Apollo, che era destinato alla demolizione, ma sorse chi sulla pagina del Giornale di Roma del 14 Luglio 1849 pubblicamente la nerissima e falsa imputazione smentiva. — Fuvvi altro che osò addebitarlo di appropriazione di materiali provenienti dalle requisizioni, e taluno giunse scelleratamente a gettare su quella fronte onorata persino l’accusa di furto d’armi, di libri e di altri oggetti. — Ma mentre dapprima il Calandrelli col dispregio sperava attutir la calunnia, stando tranquillo sotto l’usbergo del sentirsi puro, di poi stimò a sicurezza del proprio onore ricorrere al Prefetto di Polizia francese Rouxeau. — La Commissione militare delegata da Oudinot informando respinse l’accusa siccome atrocissima e falsa. — Ciò valse ad eccitare i nemici a guerra più feroce contro il Calandrelli ed in speciale modo un triumvirato cardinalizio costituivasi ad inveire contro i liberali, onde e il Rouxeau e il De Corcelles porsero al Calandrelli consiglio di sottrarsi alle inique persecuzioni esulando, e gli offerirono il passaporto ed i mezzi per correre di subito a Civitavecchia e di là imbarcarsi per straniere regioni. — Però nel mentre andava nel pensiero meditando se a quel partito dovesse apprendersi, gli sgherri pontifici furongli addosso traendolo in uno squallido carcere segreto di Castel S. Angelo. — Era il 2 Novembre 1849. — Nel giorno 16 anniversario dei fatti di Monte Cavallo, in cui il Calandrelli impedì che il cannone tuonasse contro il quirinale e la vita del pontefice corresse pericolo, egli era sottoposto ad interrogatorio. — Furono i suoi giudici processanti Lorenzo Manzoni, e tal Mori, che lasciarono di se stessi maledetta memoria, perocchè costui fosse un vilissimo istromento del fisco miserabile schiuma di gente perversa, ed il primo barattiere diffaraatissiino e nell’arte del delatore nefastamente celebre. — Rinchiuso nel